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sabato, Febbraio 8, 2025

Marianella Bargilli in Alè Calais

Marianella Bargilli

LA STORIA

Calais, siamo nella provincia dimenticata della Francia, ma potrebbe essere una qualsiasi cittadina italiana, di quelle di cui si sente parlare solo per qualche efferato ma sporadico delitto passionale.

Non accade nulla, nulla sembra poter accadere. Un vento spietato spazza via desideri e sogni. Una squadra di calcio non professionista ma molto affiatata riesce poco a poco a conquistare punteggi in campionati prima locali poi provinciali fino ad arrivare alla finale, a Parigi. Tutti, dal sindaco, al prete, dalla pasticcera, alla maestra, dimenticando colori politici e vecchie antipatie si ritrovano uniti a fare il tifo, un tifo sempre più caldo, partecipe. Finalmente la gente si parla, unisce le forze, rinasce l’orgoglio d’appartenenza. Migliaia di calesiani invadono Parigi con pullman e treni speciali. Ragazzini, vecchi, famiglie intere, sotto la pioggia, il freddo, con il pranzo al sacco e un sogno nel cuore: vincere. Vincere la Coppa. Essere primi. Sbaragliare l’avversario famoso, forte, osannato dal pubblico e dalla stampa. Fino all’ultimo la vittoria sembra a portata di mano ma in finale un goal controverso fa vincere ancora una volta i più forti. Eppure qualcosa è successo, qualcosa che va ben oltre il calcio, ben oltre lo sport. Nessuno impreca, nessuno si sfoga sugli altri. Calais infondo ha vinto, perché è arrivata fino in fondo, a testa alta, compatta.

 ALÉ CALAIS È RACCONTO EPICO, BALLATA POPOLARE

E’ riscatto e sogno. E’ Davide contro Golia. E’ l’impresa eroica, l’eterna impresa, per cui non si addicono termini come “ popolare” o “ intellettuale”, “ femminile” o “ maschile” perché è l’impresa dell’esistenza, l’impresa con la i maiuscola che riguarda tutti e sempre. E’ il vento che non soffia più nelle nostre case, il vento di cui avremmo bisogno, una fede laica, aggregante, in grado di galvanizzare, di ridarci coraggio e motivazioni. L’orgoglio della città non rifiorisce “ contro” ma “ per” qualcosa. La comunità non si aggrega per combattere, per distruggere altri ma per dimostrare le proprie capacità, per riscattarsi dal torpore, da un tempo che sembrava fermo e paludoso. E non sarà poi importante vincere ma essere arrivati fino in fondo, con dignità e intelligenza.

Cosa c’è di più attuale, di più vivo, di più sinceramente necessario?

LO SPETTACOLO

In scena la protagonista. Ha seguito la storia, se n’è impossessata, l’ha amata, l’ha fatta sua e ora ce ne restituisce tutte le sfumature, le ragioni e i sentimenti, sostenendo con ironia e tenerezza il “ vento” nuovo che anima Calais.

E’ il moderno Omero, il racconta storie, capace di dar vita a tutti i personaggi.

L’epopea di un luogo diventa metafora del nostro destino.

Nulla di più teatrale e universale. E anche divertente, che non guasta.

Un corpo e un’intelligenza femminile in scena aggiungono sale al racconto, abbattendo la anacronistica divisione tra “cose” di maschi e “ cose” di femmine per cui le donne raccontano di fatti personali e privati e gli uomini di guerre e di imprese.

Sarebbe questo, anche e finalmente, un vento nuovo.

In smoking, accompagnata da una piccola orchestra d’archi, affiatatissimi e collaudati, in una scena candita come una scatola luminosa, il racconto prende corpo come una ballata, un’opera musicale euforizzante e inedita.

La regista, Emanuela Giordano

Parigi, 7 maggio 2000. Due squadre di calcio si disputano la finale della Coupe de France. Sono due squadre incomparabili. Una, il Calais, è formata da dilettanti; l’altra, il Nantes, riunisce il fior fiore del professionismo. E’ uno scontro epico. Per arrivare a quel traguardo, il Calais ha affrontato e piegato i giganti del Calcio francese; nel suo percorso irresistibile, ha elettrizzato una città morta di noia e di disoccupazione; e quando sembra che la “Coupe” sia a portata di mano, proprio all’ultimo minuto, per un rigore controverso, il sogno sfuma, i valori vengono restaurati e le gerarchie ristabilite.

“Alè Calais” di Osvaldo Guerrieri ripropone nei modi della ballata popolare l’avventura che la Francia non ha più dimenticato. Non è il resoconto di una partita di calcio, ma il vitalistico sogno di una comunità che vuol risorgere attraverso il calcio. Sono le voci della gente comune, della maestra di scuola, del prete, della cioccolataia, del giornalaio, che progressivamente, con la forza del vento che lassù non smette mai di soffiare, sussurrano e alla fine gridano “Alè Calais”.

Di questa avventura entrata nella storia del Calcio, Marianella Bargilli è il moderno cantastorie. E’ lei che, diretta da Emanuela Giordano e sulle musiche di un trio d’archi, restituisce il fuoco e la dolcezza di un’epopea che, apparentemente sportiva, esalta soprattutto la dignità umana e la spinta al riscatto civile.

L’autore, Osvaldo Guerrieri

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Davide Falco

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