Sara conduce una doppia vita: quella alla luce del sole, dove recita la parte della brava
ragazza, diligente e apparentemente senza problemi e quella segreta fatta di costrizioni, di
autodisciplina e di regole ferree per imporre al suo corpo un irraggiungibile peso ideale.
Inizialmente nessuno sembra accorgersi di niente: sia i genitori che le amiche del cuore
faticano a vedere l’evolversi della malattia. Sara riesce infatti a nascondere le sue abitudini: i
digiuni forzati, le corse nel parco spinte fino allo sfinimento, le ore in palestra, i pranzi e le cene
occultati sapientemente nel bidone dell’immondizia sotto casa. Allo stesso tempo Sara
costruisce la sua “camera dei segreti”, dove stare tranquilla e agire indisturbata.
Mentre dimagrisce Sara si sente sempre più forte, potente, invincibile. Tutto sembra procedere
senza problemi fino a quando la ragazza sviene durante una gita scolastica. Da quel momento
i suoi problemi con il cibo, fino a quel momento invisibili, diventano evidenti a tutti.
Maledimiele
è incentrato sulla storia di Sara, un’adolescente di quindici anni che precipita, in
modo lento ma inesorabile, nell’abisso dell’anoressia.
Ogni blocco narrativo è suddiviso ed evidenziato da un numero in cifre che indica il peso della
protagonista. La scansione numerica accompagna passo dopo passo lo spettatore
nell’evolversi della malattia e lo conduce dentro la dimensione mentale della stessa, evitando
ogni compiacimento voyeuristico.
All’inizio la protagonista del film vuole dimagrire per rientrare nella taglia perfetta, ma il
meccanismo del digiuno le sfugge di mano sottomettendo pensieri, sogni ed emozioni al suo
dominio. Il movimento è finalizzato a consumare energie e calorie, i pensieri a escogitare
trucchi e stratagemmi per evitare di assumere o per espellere il cibo e anche i rapporti umani
vengono cristallizzati da un progetto che impone una visione di sé imperniata sulla forza di
volontà.
Chi si ammala di anoressia è schiavo di un tiranno senza volto che esige sottomissione
incondizionata.
Mentre si scarnifica, un’anoressica si fa bella corteggiando la morte. I sintomi dell’anoressia
costituiscono un linguaggio del corpo che reclama ascolto, ma nella fretta del quotidiano non
c’è tempo per vedere il dolore dell’altro.
Nella società dell’abbondanza un’anoressica si lascia morire di fame: forse il troppo di tutto si
sta trasformando in troppo di niente.
Laureato in Lettere con indirizzo in Comunicazioni Sociali presso l’Università Cattolica di Milano,
ha frequentato “Ipotesi Cinema” coordinato e diretto da Ermanno Olmi.
Dal 1996 lavora come regista di spot pubblicitari e documentari industriali.
Come regista realizza diversi documentari con cui ottiene importanti premi e riconoscimenti ai
principali festival internazionali (tra cui la Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di
Venezia, Clermond Ferrand, Theran, Valencia, Montreal) e che sono stati acquistati dai
maggiori distributori cinematografici e televisivi a livello internazionale.
Con il suo primo lungometraggio,
20-Venti
, partecipa alla Berlinale nella sezione Forum (2000),
al Williamsburg Film Festival di New York, (in concorso per Best Cinematography e Best
Soundtrack 2000), al Festival di Annecy (premio CICAE della giuria dei critici internazionali) e a
numerosi altri festival e rassegne di respiro internazionale.
Bradipo
, una sit-com metalinguistica in dodici puntate di 30′ prodotta da MTV Europe (2002).
Zobeide
, libero adattamento cinematografico di una delle città
invisibili descritte nell’omonimo romanzo di Italo Calvino. Il film e la relativa installazione hanno
fatto parte della mostra collettiva Città In/visibili allestita presso la Triennale di Milano (2003).
Senza tregua,
Cinematografica di Venezia (sezione Nuovi Territori, 2003),
Il primo giorno
, realizzato con il
contributo della Presidenza e dell’Assessorato alla Cultura della Provincia di Milano in
Dimmi qual è il colore del cielo
, un
piccolo comizio d’amore sull’adolescenza in cui quattro ragazze di sedici anni si raccontano e
svelano il loro rapporto con il mondo (2007), in concorso al Bellaria Film Festival (edizione 2008).