In edicola domani, 20 settembre, su F, il settimanale femminile di Cairo Editore diretto da Marisa Deimichei, Lilli Gruber, giornalista e conduttrice di Otto e Mezzo, spiega perché nel suo programma la maggioranza degli ospiti sono ancora uomini.
«Otto e Mezzo è il programma dove parlano le prime linee dei partiti politici, delle aziende e delle istituzioni – dichiara la Gruber – e spesso per fare annunci importanti, il risultato è che gli ospiti sono in netta maggioranza uomini perché in Italia nella stanza dei bottoni ci sono ancora loro, non le donne».
Il motivo? «La nostra società è ancora molto patriarcale e tradizionalista. E, poi, dispiace dirlo, ma una parte di responsabilità ce l’abbiamo anche noi donne». In che senso? «Dobbiamo imparare a chiedere e a pretendere di più, ad alzare la voce. Invece tendiamo ad accontentarci. Dovremmo essere più consapevoli del nostro valore, credere più nel merito».
Lei ci ha sempre creduto? «Quando ero giovane pensavo che per emergere bastasse studiare, lavorare, essere brava, insomma. Ho passato più di 20 anni in Rai dando il massimo e nelle posizioni apicali non sono mai arrivata. Lì era evidente che a contare fossero altre cose: l’appartenenza politica, le fazioni. Ma non bisogna mai perdere la speranza. Impegnandosi e faticando i risultati prima o poi arrivano».
Lei infatti ci è arrivata. E la sua è una posizione di vertice. «È successo solo quando sono entrata in un’azienda privata, che ha come faro quello del merito. Nel momento in cui sono stata valutata per le mie capacità, sono andata avanti come un treno».
Una donna che piace al pubblico femminile perché «non ho mai usato la seduzione per affermarmi» e che per il suo essere determinata e tranchant non ha mai subito “avances fuori luogo”. «Non è un caso che mi sia sposata tardi. E con un francese (il giornalista Jacques Charmelot, ndr)». Che cosa vuole dire? «Che non pensavo proprio di sposarmi. In Italia non c’erano molti uomini disposti e pronti a un rapporto paritario, in Francia già di più».
Non ha avuto figli. Una scelta? «Direi di sì, ho sempre detto: niente matrimonio e niente figli. Il mondo del lavoro assorbiva tutte le mie energie e volevo essere autonoma, libera; per le donne della mia generazione la famiglia rappresentava ancora un vincolo troppo forte. L’unica volta che mi è venuta una fantasia seria sulla maternità è stata quando ho conosciuto mio marito, ma non ero più tanto giovane. Avrei comunque potuto provarci, ma non l’ho fatto».
Il settimanale F è disponibile anche in versione iPad e iPhone, nell’edicola di iTunes Store.