Si è spento a Milo, nella sua amatissima Sicilia, Franco Battiato. Aveva 76 anni.
L’ultimo capitolo di una malattia degenerativa che ormai da anni aveva costretto il famoso cantautore (ma anche regista, pittore e scrittore) alla lontananza dai palchi e dalle apparizioni pubbliche. Ci ha lasciato senza soffrire, come ha in questi giorni raccontato il fratello Michele in un’intervista: “Si è spento lentamente e senza accorgersi del trapasso”.
Il vuoto che lascia è enorme. Un vuoto artistico creato dall’essenza stessa di tutta la produzione musicale del grande compositore siciliano: l’incredibile abilità nel saper conciliare spiritualità e misticismo all’interno di produzioni musicali sempre all’avanguardia.
Una musica sofisticata sì, ma sempre capace di trovare punti di contatto con quella fetta di pubblico che non necessariamente era in grado di comprendere appieno la profondità intellettuale delle produzioni del grande “maestro”. Un artista complesso capace di coniugare passioni e interessi che potrebbero sembrare in controtendenza con l’immaginario stereotipato del “grande maestro”.
Un esempio? Non molti sanno che Battiato era anche un grande appassionato di poker. Stando alle indiscrezioni, proprio grazie alla sua passione per il noto gioco di carte (rigorosamente “all’italiana” con le cinque carte), il cantautore siciliano fu capace di instaurare diverse amicizie a Milano, tra cui quella celebre con Giorgio Gaber.
L’ennesima conferma di come il mondo della musica e quello del tavolo verde tocchino spesso le medesime corde emotive.
Ma se quindi dell’uomo sappiamo in realtà ben poco, quale miglior modo di ricordare al meglio Franco Battiato se non con alcune delle sue più grandi canzoni?
La Cura
Sarebbe forse assurdo non partire proprio da qui. Dalla canzone che è stata da molti definita come la più bella canzone d’amore della storia della musica italiana.
Contenuta nel brano “L’imboscata” del 1996 e composta in collaborazione con il filosofo Manlio Sgalambro, storico collaboratore del cantautore siciliano, “La Cura” parla del potere curativo, fisico e mentale, dell’amore.
“E tu sei un essere speciale, e io avrò cura di te” rimane tutt’ora uno dei versi più immortali della storia della musica italiana.
Cuccurucucù
Se dobbiamo nominare una canzone del suo repertorio capace di far ballare tutta Italia risulta difficile non pensare proprio questa.
Pubblicata nel 1981 all’interno dell’album “La voce del padrone”, il titolo della canzone si inspirava ad un grande successo del cantautore messicano “Tomas Mendez” del 1954.
Il misterioso “Cuccurucucù” si rifarebbe al verso delle colombe, metafora dell’amore che vola via, e viene accompagnato da riferimenti ad alcuni grandi classici musicali dell’adolescenza di Battiato tra cui i Beatles, i Rolling Stone, Dylan, Nicola di Bari, Milva e Mina.
Una curiosità? Antonio Cabrini, campione del mondo con la nazionale di calcio a Spagna 1982, ha in questi giorni rivelato come “Cuccurucucù (paloma)” fosse la canzone “tormentone” all’interno dello spogliatoio di quella storica spedizione azzurra.
Voglio Vederti Danzare
Contenuta all’interno dell’album “L’arca di Noè” pubblicato nel 1982, il brano venne successivamente tradotto anche in inglese e spagnolo.
Una canzone per i tempi rivoluzionaria sia per il testo, ricco di riferimenti esoterici, e sia per la composizione musicale, capace di mischiare una base ritmata ed elettronica ad un valzer viennese registrato in collaborazione col violinista Giusto Pio.
I più giovani ricorderanno anche lo storico “remix” del dj italiano Prezioso in featuring con Marvin.
Prospettiva Nevskij
La canzone dedicata alla via più famosa di San Pietroburgo in Russia è contenuta all’interno del disco “Patriots” del 1980. Ispirato ad un racconto del 1835 dello scrittore russo Gogol, il brano è pregno di riferimenti alla politica, alla musica classica e al cinema.
“E il mio maestro mi insegnò com’è difficile trovare l’alba dentro l’imbrunire”, è un altro dei versi più famosi di tutta la sua produzione artistica.
Povera Patria
Se c’è un brano che è stato negli anni citato più volte per commentare il progressivo sfacelo della situazione politica italiana, è proprio questo.
Contenuto nel disco “Come un cammello in una grondaia” del 1991, Battiato riesce a fare incontrare la musica pop con quella classica per un brano destinato a rimanere come un inno contro il “malgoverno” del Bel Paese.
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